martedì 20 gennaio 2009

IL VIAGGIO DI DANNY


Il sole si era portato con se un po’ di luce giallognola, in quella prima alba dell’ultima estate degli anni cinquanta. Lungo una strada di campagna dai confini scontornati, viaggiava un'unica automobile. Il suo rumore graffiante spezzava l’aria resa pesante da una brina insolita. Alla guida di quella Buick roadmaster color canna di fucile, c’era Steve, ventiduenne spaventato e già troppo sudato nonostante l’aria ancora fresca. Sul sedile posteriore il suo amico Danny moriva minuto dopo minuto.
La rapina alla vecchia drogheria FENNY, sembrava scorrere liscia come acqua di fiume, poi quel poliziotto troppo giovane per indossare la sua divisa, aveva piazzato nel ventre di Danny, il seme metallico della sua pistola di ordinanza. La fuga rapida li aveva spinti oltre la contea, in quel nulla agreste che sembrava prolungarsi all’infinito, come la luce di quell’alba che diventava giorno.
La strada su cui viaggiavano era una sottile linea polverosa ai margini di quadrati di terra messi a coltivazione.
Danny teneva le labbra serrate, il dolore lo avvolgeva come una coperta che gli toglieva calore. La mano sul ventre per fermare sangue che aveva deciso di emanciparsi. Fuori dai finestrini di quell’auto il mondo correva più veloce di loro, nell’alternarsi di giallo e verde, delle coltivazioni di girasoli e campi messi a maggese.
Steve aveva urlato qualcosa, parole che Danny aveva smesso di udire. Nel freddo che lo faceva sentire sbagliato in quel primo giorno d’estate, il ragazzo lasciava scivolare nei suoi occhi tutta quella vita che non gli era appartenuta, tutto quel mondo che non avrebbe più visto. Un mondo fatto di ragazzi con giubbotti bianchi e rossi, quelli con la “ A “ gialla ricamata sopra, lanciati alla conquista di ragazze in abiti pastello, incoscienti con il vento tra i capelli nelle loro auto color confetto, a concepire figli non voluti alla luce altalenante dei drive in. Quegli stessi ragazzi che da li a qualche anno, avrebbero posato le divise scolastiche per indossare uniformi verdi, carichi di coraggio a caccia di Charlie. Tanto avrebbero pianto le loro madri nelle loro cucine in radica, nella loro realtà smaltata da casette a schiera. Danny non aveva mai conosciuto una madre da far piangere, ne avrebbe conosciuto tutta questa fetta di presente che diventava futuro. Sarebbe morto sul sedile posteriore di una Buick in quel primo giorno d’estate. La storia che si srotolava fuori da quell’auto, come un animale selvatico, sarebbe presto balzata fuori, per inghiottire la sua.

9 commenti:

  1. C'è qualcosa che non mi torna, non so cosa. Cmq Danny è Mr. Orange.....

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  2. Questa volta non c'è nessuna citazione cinematografica voluta. Forse a livello inconscio sono un regista mancato !!!

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  3. devo farti un appunto, non prendermi come arrogante, io ti stimo lo sai ma hai scritto una cosa che proprio non mi va giu, ho il groppo in gola, secondo me, sia chiaro, ma lo sai lorenzo c'ha imposto la sincerità, anche l'impropero, saro vessatorio s'è lo scotto dell'onenstà. ti ripeto non farne una questione personale ma qui si oltrepassa ogni tollerabilità. è madornale che tu non te ne sia reso conto..eppure la Buick roadmaster dev'essere doverosamente color tostapane

    è per fedelatà al realismo, come quel film Tivoli citta apertà, non so se l'hai visto scritto da ermanno travaglioi e peppe vessichio ci sta pure pasolini che fa una parte, quella che quando trovano jumanjy in soffita che poi entra anna magnani che dice Te lo do io il promemoria indicando bela lugosi che era di spalle che trangugiava pokket coffee per prepararsi a saccheggiare uno sportello automatico del bancoposta

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  4. Ti prometto che la prossima buick roadmaster che inserirò in qualsiasi storia futura, sarà color tostapane. Che Christine mi dia la caccia se non lo faccio! ;D

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  5. Bella,se leggo e poi penso chiudendo gli occhi mi viene in mente perfettamente la scena,bravo Giuseppe!

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  6. ...no il color tostapane no...sennò mi fa venire in mente che sforna fette di pane tostato diretto a spalmarsi di marmellata invece che pallottole e sangue! hahahahaha

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  7. Sa di già visto, ma ciò non toglie che sia un bel racconto.

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