mercoledì 14 gennaio 2009

COME IN UN FILM


Giulia correva avanti e indietro per la stanza. Come un cane che rincorre una pallina, compiva gli stessi gesti in automatico, incurante del fiato corto.
Lui stava arrivando e non poteva permettersi errori. Sarebbe stato come in quel film, quello che gli era piaciuto tanto. Sedutasi un attimo sul letto ben ornato di cuscini rossi, la sua alcova di desiderio, prese a torturarsi la camicia da notte. Le emozioni più profonde iniziarono a salirgli dallo stomaco come lava vulcanica. Girò gli occhi verso la finestra, gettando lo sguardo in quella fetta di mondo che per lei adesso si chiamava “fuori”. Al riflesso pallido e muffito dei lampioni, i fiocchi di neve sembravano brillare di luce artificiale. Piccole lampadine piovute dal cielo in un silenzio innaturale.
Le sembrò di trovarsi di fronte a un quadro in movimento, la cornice ideale per quella serata. Nevicava anche in quel film, il primo che avevano visto insieme. Il cuore iniziò a scalciargli nel petto, come autostrade nell’ora di punta, le sue arterie presero a riversargli adrenalina nelle corsie d’emergenza del suo cervello.
Si alzò di scatto urtando il tavolino in noce vicino al letto. La bottiglia di champagne tintinnò pericolosamente nel cestello del ghiaccio posato sopra. Per un soffio evitò un disastro di vetro infranto. Nel loro film preferito non c’era lo champagne, ma ora più che mai Giulia pensò che era perfetto. Si sarebbe giocata la carta della bottiglia subito. Un leggero sorriso le deformò le labbra, mentre si disegnava nella sua testa l’immagine di un brindisi d’altri tempi, con le bollicine del vino, come piccole scaglie di luce, che si riflettevano negli occhi di lui, di un verde unico, come la prima erbetta di marzo, come il semaforo che ti fa passare.
I passi del suo uomo iniziarono a tamburellare i gradini della grande scala che portava alla loro stanza. Giulia nell’udirli, rimase immobile, sguardo fisso sulla porta, e bottiglia ben stretta tra le mani. Era dietro la porta, avvertiva il suo respiro irregolare, l’odore dolciastro della sua acqua di colonia color pioggia. “ Amore”, esclamò la donna con un filo di foce. La risposta che ottenne fu sonora e secca. Un colpo violento fece vacillare la porta, al centro di essa faceva capolino la mezzaluna metallica di un’ascia. Le grida di Giulia furono coperte da una serie di colpi sempre più violenti. L’ascia si insinuava nella stanza attraverso il legno frantumato, scomparendo un attimo dopo e pronta a rientrare più minacciosa e vicina di prima. Era come in quel film, solo che lei non si chiamava Wendy. Le esplose in petto, la certezza terrificante di un finale alternativo.

4 commenti:

  1. Beh che crudele! Povera Giulia che ha fatto di male?? Spero per lei che se lo meritava...ma da come l'hai descritta no, sembrava tanto innocente e ingenua...sigh, un'altra vittima della tua fantasia omicida hehe ;) perchè gli uomini uccidono sempre le loro potenziali amanti??

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  2. Be magari era quello che faceva vedere, e poi era una ragazza dai facili costumi.....
    e quindi come in ogni horror teen movie ha fatto una fine da copione.

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  3. A matteo tu hai una fissa con le donne dai facili costumi ma chi frequenti ghgh!
    La storia mi era piaciuta fino all'acqua di colonia,il finale e tragico potevi far entrare un'altra donna al posto del assassino!!
    IO avrei gradito!hjhjh!

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  4. Racconto carino. Davvero carino. Ora che so a quale film si riferisce (SHINING) lo apprezzo ulteriormente.

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