giovedì 10 dicembre 2009

IN UN TEMPO PICCOLO


Il mio tempo piccolo ha il frastuono di un nascondino selvaggio, marce in reset di “ Un due tre STELLA “, e lo stellone chi se lo ricorda più. Il mio tempo piccolo odora di mani appiccicose di patatine, e di manine appiccicose nelle patatine. Le sorprese in piccole uova di cioccolata, e figurine che ne manca sempre una a finire l’album, facciamo a cambio, no, vaffanculo.
Il mio tempo piccolo sono i cartoni animati belli, con le sigle belle che canti a memoria sulla strada per la scuola, non sbagli una parola in quella bolgia di grembiuli bianchi e blu. Le femmine profumano di buono e tu, profumi sempre di qualcos’altro.
Il mio tempo piccolo sono i denti da latte sotto il cuscino, e topi che te lo cambiano in denaro sonante, solo pochi spiccioli però. Maledetta pantegana dalle braccine corte.
Il mio tempo piccolo è fatto di latte caldo d’inverno e ginocchia sbucciate nella calura estiva, di giocattoli muscolosi e biciclette con il cambio che non serve a un cazzo, di pomeriggi con la luce a mezz’asta, con il naso nell’odore pungente dell’inchiostro dei fumetti. Mantenere alto il livello di cazzate è facile, anche quando Babbo Natale e la Befana diventano una favola con cui prendere per il culo chi ci crede e i film di “Paura “ fanno paura sul serio.
Il mio tempo piccolo è il bigliettino d’amore per la compagna al primo banco, quella con gli occhi celesti di un celeste come non lo è nessun celeste. Non lo trovi neanche tra i colori nuovi del tuo astuccio nuovo. Il cuore disegnato sopra sembra più un fegato, ma va bene lo stesso. A lei non piace, a lei piace quell’altro della classe di fianco. Gli piace perché è più grande e perché dice : “ CAZZO FIGA VAFFANCULO BOCCHINO “, e tutti ridono. Anche io conosco quelle parole, le ho viste nei film dove Er monnezza sfinisce di sberle Bombolo. Preparo un altro bigliettino. Voglio farla ridere anche io. Sopra ci scrivo TROIA.
Ma non ride nessuno.

giovedì 3 dicembre 2009

DYLAN IN UN GIARDINO DI DELIZIE


UNA GRAN BELLA STORIA. Ammetto che il commento iniziale non è da premio Pulitzer ma, diamine, è una gran bella storia. Mi riferisco all’ultimo DYLAN DOG che potete trovare in edicola. “ IL GIARDINO DELLE ILLUSIONI “, ha il sapore dei vecchi Dylan che leggevo un sacco di tempo fa, quelli firmati da un certo signor SCLAVI. Avvincente, cupa, malinconica e ricca di riferimenti alle indagini più amate del nostro Old Boy, questa storia conferma il talento sempre più marcato di Paola Barbato. La storia strizza l’occhio a capolavori come “ ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE “ ( e con l’arrivo del film di Tim Burton scivola giù che è un piacere ), “ SHINING “ di Kubrick e a tutto quel miasma di luoghi comuni che rendono i filmacci di serie “ Z “, filmacci che ci piacciono. Brillanti e coinvolgenti i disegni di Marco Soldi, con un Dylan mai così somigliante a Rupert Everett. Nell’attesa, tra un mese, di “ MATER MORBI “, bivacco tra le pagine di un Dylan Dog che sembra aver ritrovato la sua vena “ Strana “. Giuda Ballerino ragazzi.